Invasioni Digitali 2015: social, smartphone, e fotografia alla conquista del Laceno

05.05.2015, Il racconto (di Federico Lenzi)

Si è svolta domenica la seconda edizione delle “Invasioni Digitali” nel comune di Bagnoli Irpino, come saprete quest`anno la nostra associazione ha deciso di organizzarla al Laceno con la partecipazione di altre associazioni quali “Anthemis”, “Terre del Lupo”, “Bagnoli-Laceno: guida turistica” e “Paesaggi Irpini”. Inoltre, all’evento sono stati presenti vari rappresentanti di altri siti o associazioni provinciali.

invasioni digitali L’”Ascesa al Monte Magnone” ha visto l`adesione di ben 41 partecipanti, provenienti da ogni angolo della provincia e anche da quelle limitrofe. La nostra associazione ha organizzato una visita guidata alla scoperta della storia e delle tradizioni del Laceno, appoggiandosi alla guida ambientale di Fabio Morrone (un’autorità nel raccontare il Laceno su “Instagram” attraverso i suoi scatti) e ricevendo il supporto di Nello Nicastro, Saverio Di Capua e Salvino Russo. A questi ultimi vanno i nostri ringraziamenti per averci aiutato nella gestione del gruppo e per aver accompagnato in fuoristrada chi è rientrato in anticipo. L`evento è stato strutturato su tre punti chiave che potrebbero essere la base per sviluppare il turismo al Laceno: natura, avventura e cultura . Ovviamente abbiamo lavorato su questi tre temi nei limiti di quello che una piccola associazione può fare sul territorio. L`obiettivo di quest`evento è stato dimostrare di poter valorizzare queste montagne come terre vive e popolate da secoli, e non come lande desolate. Non bisogna dimenticare che abbiamo deciso di puntare sul “Parco Regionale dei Monti Picentini” usandolo come brand, una denominazione a garanzia delle bellezza di questa terra e che vista l’adesione anche da altre province si è rivelata una scelta vincente.

Per quanto riguarda l`aspetto naturalistico abbiamo concentrato la nostra visita al lago Laceno e al Monte Magnone. Dopo aver ammirato un lago ancora pieno dalle precipitazioni primaverili, siamo partiti alla volta del Magnone. Trascorse due ore di cammino il folto gruppo d’invasori è giunto in vetta attraversando pascoli, boschi incontaminati e campi abbandonati. Sulla vetta si è mostrata, tra lo stupore dei partecipanti, tutta la piana del Laceno e il sottostante abitato di Bagnoli. Risaliti alla croce si è aspettato nel religioso silenzio di uno dei più bei belvederi del “Parco Regionale dei Monti Picentini” il tramonto sull`intera altirpinia. Mentre il sole si spegneva inesorabilmente su Montevergine, la foschia ha permesso di spaziare con lo sguardo unicamente fino al Tuoro, al parco eolico, a S.angelo dei Lombardi e all’intera Irpinia d’Oriente. Inutile, aggiungere altro riguardo alla vista mozzaffiato sul comprensorio Terminio-Cervialto con la valle tagliata dal fiume Calore ad unire Bagnoli e Montella, tra l’Acellica e il santuario del SS. Salvatore. In questo contesto abbiamo ritenuto d’obbligo raccontare a questi visitatori l`importanza di questo delicatissimo ecosistema sul piano ambientale. Uno dei principali polmoni verdi del meridione e tra i più importanti bacini idrici d’Europa, con le acque che alimentano le sorgenti di Caposele. Nell’area del parco regionale vivono ben cinquantuno specie di mammiferi, tredici specie di rettili e con ben centoquarantasei specie di ucceli censite il lago Laceno rientra tra gli osservatori internazionali di birdwatching (IWC). Passando alla flora è d’obbligo citare le nostre faggete e non dimenticare il raro plancton del lago Laceno rilevato nel 1902, presente solo in laghi simili in Turchia e Albania (probabilmente è scomparso con lo svuotamento del lago). Si è concluso l’aspetto naturalistico del parco con accenni alla conformazione carsica del comprensorio, alle famose grotte del Caliendo e ai principali rilievi del Laceno.

Sul piano dell`avventura si è voluto costruire un’esperienza memorabile, per presentare il Laceno come una località dove tutti possono fruire di panorami spettacolari; anche non essendo esperti frequentatori della montagna. Per questa ragione abbiamo unito al tramonto e alla risalita alla vetta panoramica la discesa in notturna alla luce delle torce e di un`immensa luna piena. Nel corso della discesa verso la piana numerosi gufi e civette davano luogo ai loro lugubri canti, mentre sporadicamente i pipistrelli svolazzavano dinanzi alle torce. Il sentiero ha riservato l`incontro con vari rospi colti negli atti tipici della loro vita selvaggia, i più attenti hanno anche potuto notare le orme degli immancabili cinghiali. Infine, lo stesso percorso ha riservato panorami mozzaffiato fuori dal tempo e dal mondo urbanizzato: risalendo da Valle Scura ci si è aggirati tra speroni rocciosi e valli verdeggianti che si contendevano l’orizzonte di un limpidisso cielo primaverile.

invasioni digitali Passando all `ambito culturale, abbiamo voluto dimostrare che Laceno non è solo natura, ma lega il suo passato a una millenaria presenza umana. Una presenza radicata affondo in quest`impervia e selvaggia località. Si parte dai popoli italici che frequentavano l’altopiano, e di cui sono stati rinvenuti dei reperti, a ospiti eccellenti in visita al Laceno. Pensiamo a Jacopo Sannazzaro con l`accademia Pontaniana, a Fabio Colonna e a Andrea Salerno, per passare poi dal rinascimento all`ottocento con Parzanese e Fortunato, fino al neorealismo di Pasolini. Da cui parte tutta la storia del “Laceno d`Oro”, fino alla bellissima storia dell`ing.Giannoni e del sindaco Tommaso Aulisa con lo sviluppo turistico del Laceno tra villaggio, seggiovie e circuito. Si è passati poi alla storia dell`esplorazione delle grotte del Caliendo da Leonardo Di Capua a Giovanni Rama. Laceno è poi anche fede e religione da S.Guglielmo e il suo ascentismo nella piana, fino alla nascita della tradizione di S.nesta. Saltando poi a temi scientifici come gli interventi alle sorgenti d`inizio 900 per la costruzione dell`acquedotto pugliese, agli studi sul lago di Trotter e ai piani forestali di Patrone. Laceno è stata anche risorsa economica di questa comunità e allora si è parlato dell’allevamento, a partire dal patto del 1320 con ottantaquattro comuni per il pascolo, al passaggio al potere demaniale del diritto di fida e diffida nel 1761 e alla bonifica della piana con la nascita del lago nel 1773. Da qui tutte le tradizioni legate alla transumanza e all`agricoltura attuale e passata, di cui resta traccia salendo al Magnone e scendendo per le Fieste. Un’agricoltura che vede il suo apice tra le due guerre; periodo in cui abbiamo anche la presenza del campo estivo dell`esercito e le grandi manovre militari del principe Umberto I del 1936. Si passa poi alla figura del Lenzi con la costruzione della chiesa del Salvatore, del Casone (da cui partiranno le prime escursioni del CAI al Rajamagra e al Cervialto nell’ottocento) , della rotabile Bagnoli-Laceno e delle prime feste nella piana Non dimentichiamo poi la massiccia presenza di briganti in queste terre o iniziative che hanno reso famosa la località nel passato come la “Festa della Montagna” o gli avvincenti “Giri d’Italia” combattuti tra i tornanti ai piedi dell’Immacolata… stiamo parlando insomma di un grande passato le cui vestigia restano in luoghi storici dimenticati come ponte Scaffa, la grotta di S.Guglielmo, il Casone, l’eremo di San Pantalone, la caserma forestale, quel che resta dell’hostel/cappella del Salvatore, i ruderi di S. Maria pietre bianche, la chiesetta dell’Angelo, le antiche fontane e i terrazzenti con le viuzze di quella scomparsa civiltà contadina sul versante che scende dal Magnone (dal lato opposto al paese) a Bagnoli.

Alle “Invasioni-Digitali2015” abbiamo presentato una grande risorsa mai sfruttata appieno sul piano turistico, ma che ci ha dato modo di dilungarci in una lunga visita guidata alla scoperta dei segreti del Laceno che sfuggono al turista mordi&fuggi. Non è mancato neanche un incontro fortuito con i pastori e gli armenti, in quello che è stato uno dei più bei appuntamenti a livello nazionale delle “Invasioni Digitali2015”. Attraverso le nostre fotocamere, gli smarthphone e i social abbiamo voluto raccontare, a modo nostro, il meglio della nostra località. Abbiamo cercato di proporre un modo nuovo di vivere la montagna. Un modo che coinvolga giovani e adulti a trecentosessanta gradi, coprendo vari ambiti, soddisfando le passioni e le curiosità di tutti. Sui social sono stati riversate decine e decine di foto della località, per tutti quelli che nel mondo seguono gli hashtag delle “Invasioni-Digitali”. L’ascesa al Magnone ha segnato anche l’ascesa del format “Invasioni-Irpine”, si è sancito il successo di un modello che con l’intraprendenza dei giovani irpini, senza un euro di fondi pubblici, riesce in quello in cui molti altisonanti progetti hanno fallito. Riuscire ad aspettare il tramonto sul Magnone in quarantasei (tra visitatori e guide) e avere un servizio su un’emittente provinciale (Prima Tv) non è cosa da tutti i giorni, specie in una terra diffidente e chiusa come l’Irpinia. Ora sui luoghi dell’invasione è tornata la calma, il brusio e il calpestio degli invasori è ormai un ricordo lontano; ma è lo stesso entusiasmo sul volto dei partecipanti che fa presagire un sicuro ritorno d’iniziative simili in un prossimo futuro…

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